La, ormai famosa, copertura delle statue nei Musei capitolini, nel corso dell’incontro Renzi – Rouhani, del gennaio 2016, sta suscitando, oltre tutti i noti effetti mediatici e politici, anche effetti ulteriori, inattesi e sorprendenti.
Infatti, gli accessi ai Musei capitolini, nei giorni successivi all’episodio, sono aumentati in percentuale consistente. E tuttora vanno aumentando. Molti visitatori chiedono di poter vedere e, magari, fotografare (di nascosto) le forme marmoree che erano state coperte: quelle curve, la cui attrazione appariva sedata dal tempo, riacquistano vivezza di attualità. I marmi opachi sembrano ora brillare sotto gli occhi di turisti e curiosi, oggi straordinariamente attenti ad ogni particolare scultoreo.
Si tratta di un effetto senza dubbio positivo, quanto meno per le casse comunali.
Ma un effetto imprevisto ulteriore, di assai maggior peso, è il dibattito aperto, tra gli esponenti culturali di Teheran, sull’esperienza romana vissuta dal loro Presidente. Quella copertura delle statue, divenuta così famosa, ha posto loro in evidenza limiti comportamentali, che testimoniano una diversità di mondi palese.
Ai circoli culturali iraniani la differenza è apparsa penalizzante la propria civiltà, ed ha attivato qualche sentimento di disagio verso i circoli integralisti dominanti.
Siamo stati capaci, quindi, di alimentare riflessioni sociali e storiche, ben superiori alla limitatezza dell’episodio accaduto.
Lla storia, alcune volte , si serve di momenti inattesi !
Ultimo effetto imprevisto: il risalto del cerimoniale. L’episodio ha messo in luce che le scelte del cerimoniale hanno importanza determinante sotto molti profili. E chi adotta scelte protocollari si assume sovente responsabilità che travalicano gli aspetti formali. E, quindi, occorre affidare la gestione del protocollo a personale dotato di competenze specifiche e di vasta esperienza nel settore.