COVID-19: ACCADEMIA DEL CERIMONIALE, SGRELLI, «CI VUOLE INNO NAZIONALE PER UNIRE GLI ITALIANI»
GD – Roma, 21 mar. 20 – Il Covid-19 involontariamente sta stimolando il senso civico italiano. «Il deprecato coronavirus, che tanti lutti e danni sta producendo, ha avuto infatti un effetto indiretto sulla simbologia pubblica facendo diventare finalmente ‘nostro’ l’Inno di Mameli, da quel lontano 12 ottobre 1946 quando Alcide De Gasperi lo adottò, allora provvisoriamente, come Inno della neonata Repubblica italiana. E che ora ci accomuna e fa sentire popolo di una nazione». Lo afferma il prof. Massimo Sgrelli, direttore scientifico dell’Accademia del Cerimoniale Protocol Academy di Roma.
«In questi giorni gli italiani si affacciano alle finestre delle proprie abitazioni, ove sono reclusi per la pandemia, per mostrare forme di relazione collettiva, altrimenti impedita dalle circostanze avverse e vietata dai decreti governativi», ha detto l’esperto rilevando che «la manifestazione più frequente e più toccante è l’esecuzione dell’Inno nazionale dai propri balconi con una partecipazione popolare in passato mai riscontrata. In passato gli italiani non hanno mai mostrato un particolare attaccamento all’Inno nazionale per varie ragioni storiche e politiche. Solo quando gioca la nazionale di calcio, o un atleta italiano vince una medaglia d’oro, o la Ferrari si aggiudica un Gran Premio, quell’Inno italiano fa vibrare i cuori. Ma in modo diverso dall’attuale».
Sgrelli ha sottolineato che « i nostri connazionali, segregati in casa, vogliono suonare e cantare quell’Inno, finalmente riconosciuto come proprio e di tutti dimostrando, in modo inatteso, un sincero attaccamento a quelle note musicali e a quelle parole, anche se un po’ auliche e lontane, perché esse diventano una invocazione alla ripresa collettiva ed un incitamento a darsi forza in forma condivisa».
Insomma, ha concluso Sgrelli, « così ci vogliamo riconoscere italiani nel suonare e nell’ascoltare quelle note musicali e nel cantare quelle parole insieme al nostro dirimpettaio che, forse, ha idee diverse dalle nostre, tifa per un’altra squadra, ci scavalca nella fila al supermercato e ha perfino l’accento di un’altra regione. Eppure con noi canta le stesse parole e la stessa musica. Finalmente l’inno di Mameli è il nostro Inno!».