ANCORA IN MARGINE ALLA QUESTIONE DEI NUDI – di S.Starace Janfolla, ex Vice Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica.

ANCORA IN MARGINE ALLA QUESTIONE DEI NUDI – di S.Starace Janfolla, ex Vice Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica.



Sull’episodio che tanto scalpore sta ancora suscitando sui media nazionali ed esteri,riguardante l’improvvida decisione di “coprire” i nudi greco-romani dei Musei Capitolini,scelti come sede dell’incontro tra il Presidente del Consiglio e il Presidente dell’Iran,Rouhani,episodio sul quale Massimo Sgrelli ha già svolto considerazioni autorevoli e pienamente condivisibili,vorrei per parte mia rievocare un precedente non privo d’interesse.
Siamo alla fine degli anni ’90 e Roma accoglie in visita il Presidente dell’Iran,Khatami,anche lui speranza “liberal” in un Paese controllato dall’integralismo religioso:stessa prima visita “di apertura all’Occidente” di un Paese che per decenni aveva scelto l’isolamento,stessa attesa degli ambienti politici e di affari per gli esiti attesi. Nella circostanza il governo iraniano inviò una missione preparatoria che negoziò duramente col Cerimoniale Diplomatico della Repubblica ogni dettaglio della visita,minacciandone a ogni piè sospinto l’annullamento qualora le richieste iraniane fossero state disattese. All’epoca il punto dolente non furono i nudi,ma la questione del vino a tavola al banchetto di Stato al Quirinale,che gli ospiti chiesero insistentemente non venisse servito pure se esclusi dalla mescita. Essendo io il negoziatore di questi aspetti della visita,ricordo che la questione venne sottoposta per la decisione allo stesso Presidente della Repubblica dell’epoca il quale,dopo aver fulminato contro la mia incapacità negoziale,alla fine valutò ogni aspetto della questione e decise di accondiscendere alla richiesta iraniana.
Questo piccolo cedimento,allora rimasto avvolto dalla discrezione,consentì che la visita avesse luogo e fosse coronata dal successo che tutti auspicavano,in primo luogo i nostri ambienti d’affari.

Due settimane dopo mi sento chiamare dal mio collega e controparte del Quai d’Orsay,il quale,in preparazione della visita di Khatami a Parigi si era trovato confrontato da identica richiesta iraniana riguardo al vino e mi chiedeva notizie sul nostro comportamento. Non senza una punta d’imbarazzo gli dico la verità e cioè che avevamo preferito accettare una piccola “entorse” ai principi dell’ospitalità pur di salvaguardare gli effetti sostanziali della vista. E lui di rimando:”Il Presidente Chirac sul punto del vino è irremovibile:che piaccia o no agli iraniani la Francia avrà il vino a tavola!!”.Morale:la visita di Khatami a Parigi venne annullata,con scorno di tutti e grave danno per l’economia francese.
Più di recente,col Presidente Hollande si ripete una scena analoga.Questa volta,per evitare malumori e cancellazioni,lo stesso Presidente decide che la visita non includerà un evento conviviale e gli iraniani saranno lasciati liberi di mangiare e bere ciò che desiderano dove più loro aggrada,Parigi non difettando certo di risorse idonee allo scopo.
In conclusione,proprio la soluzione che, mutatis mutandis, suggerisce Massimo Sgrelli col suo consiglio di cambiare percorso per evitare l’imbarazzo di un incontro con statue “inguardabili”.
A noi non resta che interrogarci sulla sensatezza di aver scelto,tra le tante disponibili a Roma, una location che doveva impressionare l’ospite straniero alla condizione però che egli non vedesse ciò che doveva impressionarlo….