Marchionne e il maglione – di Massimo Sgrelli

Marchionne e il maglione – di Massimo Sgrelli



Siamo ormai abituati a vedere Sergio Marchionne, Amministratore delegato di FCA, vestito con il suo maglione scuro giro collo. Lo abbiamo visto al Cremlino, in visita da Putin, come in altre sedi istituzionali e, in questi giorni, anche in una importante assise, negli USA, per il lancio a Wall Street del titolo Ferrari, in un contesto dove tutti gli uomini indossavano addirittura lo smoking, là chiamato tuxedo.
Questo benedetto maglione è divenuto la sua divisa, una divisa personale, che vuole essere simbolo di distinzione, un modo per farsi riconoscere per una formalità non allineata, anticonformista: il maglione non lo indossa, lo ostenta.
Era così nel ’68, quando molti intellettuali facevano del maglione la propria divisa, da opporre agli abiti tradizionali. Certo, oltre l’abbigliamento comune, non vi sono, tuttavia, tra il ’68 e Marchionne, identità ideologiche, ma soltanto identità comportamentali: gli uni e l’altro intendono affermare un distacco dalle regole correnti, pur su fondamenti diversi.
Se la moda del maglione si diffondesse, e quindi venisse indossato da molti, esso perderebbe il suo valore distintivo. Ciò rende palesi gli aspetti psicologici della moda, che corrispondono agli aspetti psicologici di altri comportamenti umani: la suddivisione tra comportamenti omogenei e distintivi appaga i sentimenti di coloro he vogliono essere allineati e di quelli che vogliono distinguersi, nello stesso modo in cui un abito corrente ed uno eccentrico possono rasserenare od esaltare chi li indossa.
Tornando al maglione di Marchionne, a noi è chiesto di fornire un giudizio generale, anche pe valutare una possibile diffusione di comportamenti analoghi, nelle istituzioni pubbliche e in altre sedi. Vediamo ormai, infatti, che nel parlamento nazionale perfino chi presiede l’Assemblea è talora senza cravatta (Giacchetti), e lo stesso Presidente del Consiglio Renzi compare in alcune occasioni con pantaloni jeans e colletto aperto.
In verità, va detto che Renzi nelle occasioni ufficiali, internazionali e nazionali, si è sempre abbigliato formalmente, mentre Marchionne è comparso in maglione anche innanzi a capi di stato.
Qual è la regola di cerimoniale al riguardo: fin dove possiamo cedere alla modernità, alla informalità, oggi, nel 2015, senza essere giudicati scorretti o recare offesa a chi ci ospita o agli altri invitati ?
Il Cerimoniale chiede che i singoli contesti, di cerimonie, eventi, incontri ecc., siano armoniosamente omogenei, senza fare riferimento, tuttavia, alla conformità a regole particolari, perché esse non esistono, dal momento che i tempi odierni sono, come sappiamo, rapidamente cangianti, in forza della globalizzazione, della tecnologizzazione e della comunicazione esasperate.
Cosa vuol dire armonia omogenea, ora affermata? Significa che nel singolo contesto nessuno deve sentirsi, quanto all’abbigliamento, sovravestito o sottovestito: nessuno deve, entrando nella sala, richiamare lo sguardo di tutti per il suo abito, perché questa evidenziazione contrasta con una regola base del cerimoniale: la consonanza generale, discendente dalla compressione del proprio ego nei contesti formali, imposta dal cerimoniale.
Il maglione di Marchionne non comprime (come potrebbe sembrare) l’ ego, ma lo esalta, vuole collocare l’attore fuori delle regole, e, nella mente del protagonista, al di sopra di esse.
E’ quindi una violazione del cerimoniale, perché reca offesa al principio dell’armonia ora detto.
Ma, tale scelta, viola anche un’altra regola base del cerimoniale: quella astrattamente definita del territorio, che afferma che ciascuno deve adeguarsi alle regole del luogo o della sede o della casa. Non posso andare al Cremlino, ove gli uomini indossano giacca e cravatta, senza di esse. Come non posso partecipare ad un evento in smoking, abbigliandomi difformemente.
In questi casi l’ospite con abiti irrituali dimostra di non voler rispettare la regola del padrone di casa e, quindi, compie una indiretta forma di offesa a lui ed ai suoi ospiti.
Queste considerazioni sono fatte nell’ambito della nostra cultura occidentale, mentre se dovessimo parlare di eventi in oriente, il giudizio si aggraverebbe fortemente. Infatti, in occidente la soggettività è esaltata ed i comportamenti liberi sono generalmente considerati espressione di indipendenza, creatività, intelligenza. Mentre, in oriente, i parametri sono opposti: comportamenti personali e creativi non sono accettati, perché il soggetto attore deve essere sempre allineato alle regole di gruppo (Confucio insegna).
Quindi se Marchionne si presenterà con il suo maglioncino in un paese orientale, sarà qui giudicato assai severamente, molto più che in occidente.
A favore di Marchionne si potrebbe obiettare che il cerimoniale riconosce gli abiti distinti, come, ad esempio, gli abiti nazionali, e li equipara agli abiti formali, ma qui non siamo nel caso.
In conclusione Marchionne ci è molto simpatico e ne apprezziamo le qualità professionali, finanziarie e le numerose altre doti che sicuramente avrà, ed anche il suo vezzo del maglione ce lo rende accattivante, ma dobbiamo ribadire che le regole del cerimoniale, anche quando non scritte, non sono prive di sanzione e suggeriamo, pertanto, a tutti coloro che vogliono vestirsi liberamente, che ciò può comunque portare conseguenze, che si sostanziano nel giudizio altrui e nel livello della reciprocità.